Passano nel solito utile silenzio delle istituzioni tutte, le vicende criminali che interessano “u stratuneddu”, l’asse simbolo della città.
Nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15 maggio, ignoti si sono introdotti nel negozio Euromania a meno di 100 metri da palazzo Ugdulena sede del consiglio e di diversi uffici comunali.
Secondo quanto trapelato, in un orario che sarà stabilito dall’analisi delle telecamere private installate nell’esercizio, un solo uomo si sarebbe introdotto in negozio letteralmente scardinando l’ingresso, avrebbe raggiunto la cassa vuota che sarebbe stata abbandonata nel retro, e si sarebbe poi dato alla fuga.
Le forze dell’ordine avrebbero raggiunto l’esercizio per i rilievi effettuati dalla scientifica, solo ad apertura quando ci si è accorti dell’accaduto. con il negozio che sarebbe rimasto alla mercé di ulteriori eventuali malintenzionati per tutta la restante parte della notte.
I militari che hanno dato un prima occhiata alle immagini, pare sospettino di un volto noto non nuovo a questi assalti e frequentatore della zona di corso Umberto.
Non si conosce al momento l’entità del danno subito, a parte quello legato allo scasso in sé e per sé, e cosa sia stato asportato dal malintenzionato.
Il corso principale, celebrato anche cinematograficamente, è oggi teatro di quel degrado degno di alcune stazioni delle grandi metropoli.
Non si riesce ad ottenere dalle istituzioni, il riconoscimento di uno stato emergenziale legato alla carenza di sicurezza che porterebbe, un’altra qualunque amministrazione, a rimodulare la presenza sul territorio delle proprie forze di polizia e richiedere al prefetto un intervento più efficace ed incisivo, anche se le elezioni sono lontane.
La barzelletta delle telecamere comunali, con finanziamenti proclamati periodicamente per un sistema di videosorveglianza che neanche la Cia, il Kgb o il Mossad, potrebbe vantare se… se solo ci fosse e fosse funzionante.
E infine questa tendenza a nascondere gli eventi piuttosto che aiutare la città, la espone continuamente a rischi non calcolati dalle famiglie che sono tenute all’oscuro, per poi ritrovarsi di fronte a fenomeni che non si aspettano: non un bel servizio reso alla comunità che si amministra.
Forse non si sono individuati gli stakeholder (una fissazione del sindaco) con cui confrontarsi, immaginiamo infatti che i criminali non lascino il biglietto da visita, non tutti sono Arsenio Lupin, e ci avvisano prima.
Resta la necessità di instaurare un clima di legalità per le strade. Clima che a Bagheria si è perso grazie anche al pessimo esempio di certa tolleranza a certi fenomeni, e alla diffusa sensazione di impunità di cui godono tutti da certi esercizi commerciali, agli ammiocuggino, alle consorterie legate a certi politici, fino ai politici stessi, per arrivare al porto franco dei ghetti e delle periferie.
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