Mar. Giu 17th, 2025

Chi sono gli operatori di settore? Come mai moltissimi non bagheresi? Cosa li attira in città? Perché non ci sono i controlli come in tutte le altre città italiane?

Quello della movida è ormai un fenomeno sociale che nulla ha a che vedere coi moti madrileni post regime franchista da cui trae il nome. Non ci sono rivendicazioni sociali, politiche o di classe, è il nuovo modo di socializzare dei nostri giovani, musica a palla, alcool e magari una canna.
Se non fosse che tutto questo accade troppo spesso in pieno centro urbano, a discapito dei residenti che spesso subiscono vere e proprio soverchierie, e se non fosse che in questo tipo di socializzazione (che sembra molto moderna ma che a Palermo si faceva già negli anni ’80 a borgo vecchio dal mitico fruttivendolo Tantillo), si nasconde spesso una fascia di giovani che si dedica volentieri agli atti vandalici, si abbandona facilmente alla violenza trasformando zone della città in aree di guerriglia come avviene sempre più di sovente e come accaduto a Monreale (seppure in quel caso siamo fortemente convinti che ci sia una matrice che conduca ad una nuova guerra di mafia legata alla scarcerazione di Brusca).
A Bagheria questi fatti accadono ma il mainstream tace, e quello che succede a Bagheria rimane a Bagheria.


Sarà la totale assenza di controllo, sarà la compiacenza, sarà che la scalata elettorale non è più solo locale e servono i votanti da tutto il comprensorio, certo è che abbiamo attirato investitori da tante zone diverse.
Ecco che abbiamo esercenti che vengono da quartieri di Palermo come lo sperone, ma anche da Marineo, Bolognetta, Termini Imerese, Piana degli Albanesi, giusto alcuni di quelli che abbiamo verificato.


È sufficiente la valutazione che Bagheria è un grosso centro?
Alle 20 di ogni santa sera il poliziotto municipale bagherese (comunque di numero inadeguato) termina il servizio e sulle strade rimangono a turno una pattuglia dei Carabinieri e una della Polizia su un territorio vastissimo che si estende anche ai paesi limitrofi.
Dalle 20 in poi scatta l’anarchia commerciale: nessuno controlla più emissione degli scontrini, rispetto delle tabelle merceologiche, divieto di vendita ai minori di bibite alcoliche, emissioni sonore nel rispetto dei decibel e degli orari, occupazione abusiva di suolo pubblico e i alcuni casi privato, con il paradosso (che possiamo provare con testimonianze) di tavolini dei dehors in cui si consumano serenamente stupefacenti confezionati al momento.

Se la prospettiva è questo paradiso di impunità è ovvio che attiri chiunque e non solo da altri paesi ma anche con altri interessi. Prova ne sia che alcune delle principali piazze di spaccio sono individuabili in quelle tre o quattro zone in cui il fenomeno movida si declina. E non parliamo solo di piccolo spaccio: negli anni di inchiesta abbiamo avuto modo di intercettare scambi di grosse quantità, filmati e fotografati.
Questa non è una battaglia ai giovani né una battaglia al loro modo di divertirsi (io da Tantillo andavo, prima e dopo il Para Matta o il Mala Luna), questa è una richiesta di controllo del territorio perché la sensazione di anarchia e di impunità trasmesso a tutti i livelli è solo preludio di ben altri fenomeni. E nessuno si indigna più se ogni sabato c’è una rissa, così come tutti hanno dimenticato i giovani che i questi contesti sono passati alla pistola con una semplicità disarmante.


Disarmante come questa amministrazione piuttosto che dedicarsi al controllo di quelle zone in cui si nasconde anche lo spaccio che loro combattono a distanza da palazzo Butera (dove inspiegabilmente operano gli sportelli di alcune onlus), si produca nel favorire l’occupazione di aree in piena zona residenziale o con una presenza di presidio sanitario, omettendo il controllo o concedendo spazi di suolo pubblico che occupano intere strade o porzioni imorantenti si carreggiata laddove dovrebbe passare un ambulanza.


Ma l’apoteosi è nel rapporto tra questo Comune con certi organizzatori di concerti in certe aree precise private che pur avendo ridotto la minimo gli eventi in città godranno del patrocinio pubblico nonostante le intercettazioni nell’inchiesta Grande Inverno, ne abbiano evidenziato un certa permeabilità al fenomeno mafioso con interessi della famiglia che proprio nelle scorse ore avrebbe subito un altro duro colpo con nuovi provvedimenti giudiziari nel proseguo dell’inchiesta chiamato, Grande Inverno 2.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.