Le commemorazioni oggi lasciano il tempo che trovano. Vale ovunque ma vale a Bagheria che è una città che ha una storia particolare ed un presente che non si riesce a decifrare.
Coloro che hanno vissuto quelle stragi di eroi, sono sempre meno capaci di trasmettere i valori dei movimenti civili degli anni ’90, nati in risposta al poderoso attacco allo stato e alle comunità che la mafia mise in opera, perché la mafia si è evoluta, si è nascosta, ha lasciato la delinquenza agli operai del crimine (oggi sempre più incontrollabili), si è laureata, viene eletta e votata in quasi tutte le tornate elettorali, e porta avanti i suoi affari facendosi in autonomia le regole di gestione della cosa pubblica.
Se tanti appalti pubblici non sono opere prioritarie, se i lavori del tessuto urbano non sono programmatici e sistematici ma sembrano spasmodiche ricerche del fare a tutti i costi, ci sarà pure un motivo,
E se il gregge è tutto intento a pascolare servirà pure un cane pastore che si accorga del pericolo e con il suo abbaiare metta in guardia la comunità belante.
E le pecore a Bagheria belano in modo diverso: non beh beh beh, ma Brah…Brah…Brah… vo Filippo complimenti!
Ci sono aziende, studi, professionisti che non avrebbero potuto accedere a certi lavori e sono entrati da via traverse? Ci sono politici che hanno interessi privati con una mano più o meno diritta in chi gestisce amministrativamente i lavori pubblici in città? Ci sono tecnici che hanno provato a gestire la cosa pubblica per i propri interessi e sono rimasti impuniti?
C’è qualcuno che ha dichiarato che la mafia a Bagheria era sconfitta, tranne poi tornare indietro dopo eccellenti arresti?
E tutto questo non è esattamente il quadro della Palermo di Ciancimino?
Una città bottino condiviso tra bocche fameliche.
La mafia non è come u caliaru che ‘n soccu avi, abbannìa.
La mafia sta zitta, si spartisce la torta instillando una cultura in cui i più virtuosi fanno finta di non capire a che banchetto stanno (o stavano) partecipando, per potere dire candidamente: io non lo sapevo, dimentichi della cosa principale da dire al proprio elettorato che è scusatemi!!!
Ma chi se ne fotte di raccontare ipocritamente quanto era bello, bravo e buono Falcone.
L’antimafia si fa con l’esempio, cercando e combattendo la mafia non negli altri ma nella propria forma mentis, e se sei un amministratore, l’antimafia si fa con una azione amministrativa TRASPARENTE, CRISTALLINA E SEMPRE OPPORTUNA, combattendo chi si ritrova ad avere privilegi per essere vicino al politico di turno (e se ne vanta pure), piuttosto che fomentare questi atteggiamenti.
Falcone è morto insieme a molti di quei mafiosi di allora: facciamocene una ragione!
Chiedetevi chi erano i Beatles, e chiedetelo a chi per qualche anno si è scordato di queste commemorazioni, ma oggi si costringe a parlare di mafia solo per massimi sistemi, perché certe mancanze sono proprio… evidenti.
Esempio e azione amministrativa opportuna e trasparente, nessuna clientela e nessun favoritismo, assenza di conflitti di interesse tra le cariche e i politici (anche quelli che tirano i fili da dietro).
Ecco come dovrebbe essere l’antimafia.
A Bagheria è così?
Se lo è, non serve andare a Capaci.
Se non lo è… NON BASTA andare a Capaci..
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