Mar. Giu 17th, 2025

Il concittadino di cui hanno parlato anche i giornali nazionali, pittore fuori da quel mainstream locale che paga pegno alla politica, ci ha rilasciato una lunga intervista.

Abbiamo scoperto da diverse testate giornalistiche (La Repubblica compresa), che c’era un nostro concittadino a New York impegnato in un prestigioso progetto artistico. Per noi tutti ignoranti: di che si tratta?
Il progetto artistico a cui fai riferimento non è altro che un programma di copista per artisti creato da uno dei più grandi e prestigiosi musei al mondo il Metropolitan Museum of Art di New York. Il programma di copista del Met è il programma più longevo del museo, nato nel 1872, appena due anni dopo l’apertura della struttura. Da allora per più di 150 anni, innumerevoli copisti di tutto il mondo hanno intrapreso viaggi personali lavorando e realizzando copie sui predecessori artistici dei più grandi pittori della storia dell’arte. Il Met dunque, con cadenza annuale, dà la possibilità agli artisti di poter riprodurre per 8 settimane, 1 giorno a settimana, per un totale di 32 ore dal vivo all’interno delle loro sale, copie dei loro pittori preferiti. Purtroppo negli anni le regole del museo sono diventate più severe, in merito al numero delle che opere possono essere riprodotte nelle settimane del programma o sulle dimensioni delle copie, ridotte rispetto l’originale. In queste particolari condizioni, il copista affronta e fa i conti oltre che con le regole stringenti del museo anche con le tecniche pittoriche acquisite negli anni, con le proprie insicurezze artistiche, con la propria musa ispiratrice, il tutto in bella mostra, esposto come le opere del museo, sia all’attento pubblico che sosta e osserva in silenzio il pittore all’opera, sia ai turisti rumorosi più sbadati che non si rendono conto di cosa stia avvenendo, frapponendosi fra te e il dipinto da copiare, sia alla massa di studenti che inizia a farti domande sulla scelta del dipinto, dei colori utilizzati, le tecniche pittoriche che si stanno utilizzando ecc. ecc.


Come è arrivata questa occasione?
Intendi come sono riuscito ad arrivare al Met? Grazie a mio padre Vincenzo Rizzo. Io da 26 anni non festeggio più il capodanno in quanto il 31 Dicembre del 1998 è venuto a mancare mio padre, da allora questa data per me è un giorno di lutto. Quella sera qualche minuto prima della mezzanotte mi apparse su Facebook l’annuncio del programma di copista del Met Museum. In tutta onestà io non avevo la più pallida idea di cosa si trattasse, ma fui incuriosito quindi cliccai sul link per avere maggiori informazioni. Da quel momento mi si aprì un nuovo mondo, era l’occasione della vita, il treno che non avrei dovuto perdere, era il segnale di mio padre che mi stava indicando la via da percorrere. Ma dovevo affrettarmi visto che bisognava compilare in lingua inglese un application form che presentava svariate domande professionali sul percorso artistico, su futuri progetti, su come agire dentro il museo se si verificassero delle problematiche ecc. ecc. Inoltre avevano bisogno di materiale fotografico delle mie opere più rappresentative che testimoniassero appunto il valore e la qualità di quanto da me realizzato.
Volevano sapere anticipatamente almeno 3 opere di preferenza da copiare dentro il museo.
Tante cose da fare ma davvero poco tempo per fare tutto, in quanto entro 2 giorni sarebbe scaduta la possibilità di presentare la domanda per essere selezionato. Passai tutta la notte del 1 Gennaio a scrivere le risposte e il giorno seguente a scattare le foto di tutte le opere di Caravaggio che fino allora avevo realizzato, e prima dello scadere della mezzanotte riuscì in tempo ad inviare l’application form con tutto il materiale fotografico. Dopo 1 mese esatto, ricevetti dal reparto creativo del programma di copista del Met Museum una email dove si congratulavano con me, ringraziandomi per tutte le foto delle opere che gli avevo inviato, informandomi che era stato selezionato e invitandomi per il programma di copista del 2025. Come potrai capire ero scioccato, incredulo da quella immensa notizia che avevo appena ricevuto, essere selezionato da uno dei musei più prestigiosi e grandi del mondo non aveva prezzo.


Come nasce questa tua passione per la pittura e più specificamente per il Caravaggio?
Fin da quando ho memoria, ho sempre avuto una particolare predisposizione e passione per l’arte in generale, ricordo ancora come se fosse ieri quando ricevetti a 5 anni i miei primi colori Giotto, i personaggi impressi nella copertina e i miei primi disegni. Già alle scuole medie vinsi una competizione artistica europea di pittura ricevendo un riconoscimento e l’apprezzamento dell’allora ministro dell’istruzione, un premio e una pubblicazione della casa editrice Le Monier di Firenze.
La passione per Caravaggio come artista è cresciuta con il tempo man mano che progredivo con le mie tecniche pittoriche. Studiando diversi trattati sulla pittura rinascimentale e recandomi continuamente nei musei alla ricerca dei dipinti dei grandi maestri del passato, così sono riuscito a carpire i loro segreti, le loro tecniche pittoriche, il modo in cui preparavano le tele e i colori, difatti io realizzo tutto, la costruzione del telaio, la preparazione della base pittorica della tela, realizzo anche tramite l’utilizzo di pigmenti in polvere i colori con il quale andrò a dipingere l’opera. Ma già qualcosa in me era nata anni prima che ritornassi in Italia, nel lontano 2004 quando vivevo in Inghilterra, ricordo come se fosse ieri la prima volta che vidi dei dipinti di Caravaggio alla National Gallery di Londra, La Cena in Emmaus, Il ragazzo morso da un ramarro e La Salomè con la testa del Battista.
La cosa che mi ha sempre affascinato, incantato e incuriosito era come Caravaggio riuscisse a fare uscire dall’oscurità i suoi personaggi nel modo più naturale possibile. Ed è quindi questo che mi ha portato a intraprendere questo percorso artistico alla scoperta dei segreti di Michelangelo Merisi.


Come vedi il panorama artistico locale?
So già che questa mia risposta farà storcere il naso a molti ma me ne farò una ragione. Il panorama artistico, locale e non, lo vedo ricco, florido, redditoso almeno per chi fa parte delle cricche del cerchio magico, ma povero di qualità, ridicolo e imbarazzante al punto giusto da consacrarne i protagonisti come dei concettualisti dell’arte del nulla, dell’arte vista e rivista, di un senza senso di miscuglio casuale di colori gettati sulla tela per mancanza di abilità pittorica, di un piattume monocromatico su altri tipi di supporti per velocizzare la produzione e la vendita, un sistema collaudato ovunque del visto e rivisto non inteso come una attenta analisi che svela dettagli nascosti o significati più profondi di una rivisitazione di uno stile passato o corrente pittorica, o comunque di una particolare sensibilità di percezione e comprensione dell’arte, ma bensì una sorta di scopiazzatura da altri artisti, nascondendosi dietro una noiosa concettualità del nulla assoluto, da parte di personaggetti autoproclamatosi artisti che si cimentano, come degli impacciati giocolieri allo sbaraglio, in qualcosa che non è di loro competenza, evidenziando la mancanza di abilità pittorica, estro creativo e esperienza.
Fin quando l’arte verrà presa di mira dal politico di turno, dall’amico dell’amico, dalle cricche del cerchio magico, vedremo solo aria fritta, paradossalmente non perderebbero l’occasione di inscatolarla per farla passare come un opera d’arte alla Manzoni (la merda d’artista n.d.r.)
Scherzi a parte questi personaggi fanno solo danno al mondo dell’arte, in quanto hanno collaudato un sistema marcio, diventando nemici della bellezza, un ostacolo per gli artisti meritevoli che hanno studiato per anni, che conoscono le tecniche pittoriche, che conoscono la storia dell’arte, che sanno disegnare e che hanno l’unica colpa di non essere raccomandati dal politico di turno o dagli amici degli amici.
A questo proposito vorrei citare alcune frasi di un mio coetaneo, un artista vivente che ho sempre ammirato per il suo voler andare contro corrente, per il suo sarcasmo e umorismo intellettivo, per il suo modo di affrontare temi di attualità, politica, cultura, etica con spirito cinicamente satirico.
Dice Banksy: tutti gli artisti son disposti a soffrire per la propria arte. Ma perché così pochi artisti sono disposti a imparare a disegnare?
L’arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell’arte.

E come direbbe Pippo Baudo, progetti per il futuro, puoi già anticiparci qualcosa?
In merito ai miei progetti futuri posso solo dirti che continueranno a riguardare Caravaggio, il caravaggismo e la sua evoluzione.
Per cominciare mi piacerebbe esporre per qualche mese in qualche museo siciliano la copia di Caravaggio che ho realizzato al Met Museum. Dopo vorrei promuovere e insegnare la nobile arte della copia, arte in cui tutti i più grandi maestri del passato si sono cimentati prima di divenire colossi della storia dell’arte. Arte che le nuove generazioni hanno completamente dimenticato, o mai praticato anche per via di insegnamenti sbagliati.
Eppure è la storia dell’arte che ci insegna che la copia è sempre stata parte attiva della crescita dell’artista.
Noi in Italia non abbiamo un albo professionale dei pittori nel resto d’Europa si, lo avevamo ma è stato abolito nel 1948, da allora i copisti non sono stati più visti di buon occhio, difatti quando si parla di copisti si pensa sempre ai falsari.
E per finire ritornare a New York per una mia mostra personale.

La figura di Michelangelo Merisi, del Caravaggio, mi ha sempre colpito. Da profano fruitore delle suggestioni che le sue opere trasmettono, ti chiedo: perchè hai scelto proprio La negazione di Pietro?
Le risposte sono molteplici, uno perché era una delle quattro opere di Caravaggio esposte al museo in quel momento e quindi rientra nel mio progetto pittorico, secondo perché è una delle opere di Caravaggio esportate illegalmente fuori dall’Italia quindi per me dipingerla è stato come un riappropriarmi almeno ideologicamente dell’anima del dipinto, riportando in Italia una copia certificata del Met anche se di dimensioni ridotte, terzo perché in questo dipinto vengono evidenziate le tre negazioni di Pietro, paradossalmente le stesse negazioni che mi furono fatte a Bagheria quando nel periodo natalizio del 2019 richiesi una sede espositiva per una mostra gratuita della copia della trafugata Natività di Caravaggio, mostra che alla fine non riuscì a fare appunto grazie alle negazioni che ricevetti.


Ecco che questo rende più pertinente, la prossima domanda: qualcuno dell’amministrazione si è messo in contatto con te per congratularsi o per organizzare qualcosa?
No, nessuno si è congratulato, fatto vivo o mi ha mai contattato. Non fraintendermi: io amo Bagheria e la Sicilia intera, ma effettivamente non mi sono stupito in quanto considero Bagheria come il nulla delle opportunità e della meritocrazia, non a caso ho chiamato la mia pagina Facebook dove ho raccontato la mia esperienza Dal nulla di Bagheria al Met Museum di New York.
Comunque questo lascia molto riflettere in quanto i promotori di arte e cultura avrebbero potuto spendere due parole sulla mia impresa, ma invece il nulla, eppure ci sarebbe molto da dire essendo il primo italiano, siciliano, e di Bagheria ad essere stato selezionato per partecipare al programma di copista più longevo della storia del Met Museum, ossia in più di 150 anni e a maggior ragione avendo riprodotto dal vivo sotto gli occhi di centinaia di persone un opera di Caravaggio.
Come hai evidenziato tu, già diverse testate giornalistiche nazionali e locali hanno scritto di questo mio primato, invece loro hanno preferito interrare le loro teste come degli struzzi in un silenzio assordante.


Per farvi capire la differenza che c’è, al Met Museum di New York dopo le 8 settimane di copia dal vivo il 13 maggio hanno realizzato un ricevimento per congratularsi con tutti noi artisti che abbiamo partecipato al programma di copista del 2025 mettendo in mostra tutte le nostre opere realizzate. Quindi se uno dei musei più prestigiosi e grandi del mondo ti da queste opportunità perché nella nostra terra o nei nostri musei queste opportunità non ti vengono offerte o addirittura ti vengono negate?
Eppure di musei e luoghi espositivi ne abbiamo a centinaia, quindi sarebbe pure logico che qualcuno mostrasse il proprio interesse per esporre in qualche museo locale questa mia copia di Caravaggio autorizzata e certificata dal Met Museum. Ma invece il nulla.

Comunque una cosa posso dirti in merito a tutto quello che ho vissuto fino ad ora, ossia “ciò che è destinato a te troverà sempre la via per raggiungerti” nonostante tutte le avversità e ostacoli che la vita ti presenta.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.